Pagina (74/220)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      «Questa pietà in caso di morte non ebbero già molti padri verso le loro figliuole - ritolse Cornelia - perché molti di essi potendo dar un’altra vita alle loro figliuole con accasarle con quei, che esse amavano, le hanno più tosto lasciate morir d’amore».
      «Mi fatte ridere - disse Lucrezia - io vorrei più tosto morir d’amore che morir da fame, come facea Erisitone».
      «Sì certo» disse Elena.
      «Basta - seguì Cornelia - tutto è morte. Ma quei padri poi, che per cagion d’amore le hanno senza pietà uccise?».
      «Che vorressi - disse Lucrezia - che un padre sopportasse una vergogna in casa?».
      «Questo no - rispose Cornelia - ma che con destro modo vedesse di levarle l’occasion e la pratica (il che è maggior prudenzia, e minor scandalo senza poner a romor tutto il mondo e far ragionar de i casi suoi) e a tutto suo poter distorla, allontanarla, minacciarla e tentar ogni strada, eccetto quella della morte, ultima delle cose terribili; perché oltra la inumanità che usa, non le lieva però la macchia ed anzi vi è di più la quasi certa perdita dell’anima, che più importa che tutto il rimanente».
      «I Gentili - disse Corinna - non guardavano a ciò, perché Pomio trovando la figliuola ingannata dal suo maestro in errore, spietatamente l’uccise. L’istesso fece Blandemo figliuol di Zeusi. Né so se debbo dar lode o biasimo a Virginio, che non cercò inanzi di uccider il decemviro Claudio o se medesimo più tosto che con le man proprie immolar la innocente fanciulla».
      «Voi in somma volete inferir - disse Lucrezia - che l’uomo in tai casi si dovria governar con ragione e non con passione».


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





Cornelia Lucrezia Erisitone Elena Cornelia Lucrezia Cornelia Gentili Corinna Pomio Blandemo Zeusi Virginio Claudio Lucrezia