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      «Al tempo d’oggi - disse Leonora - chi diè da [r] far commandar, per ciò si dice che ’l mondo è di presontuosi».
      «Anzi - disse Elena - si dà la dote al marito, perché pigliando egli moglie viene a torsi una gran spesa alle spalle, che quelli che hanno poca robba non potriano mantener casa senza il suffragio della dote».
      «Voi non la pigliate per lo verso - ritolse Corinna - poiché anzi la donna pigliando marito entra in spese in figliuoli e in fastidi e ha più bisogno di trovar robba che di darla; poiché stando sola senza marito, con la sua dote può viver da regina secondo la sua condizione. Ma pigliando marito e per aventura povero, come spesso accade, che altro viene ad acquistar di grazia, salvo che di compratrice e patrona diventi schiava e perdendo la sua libertà, perda insieme il dominio della sua robba e ponga tutto in preda ed in arbitrio di colui che ella ha comprato, il quale è bastante in otto giorni a farle far di resto d’ogni cosa? Mirate, che bella ventura d’una donna è il maritarsi: perder la robba, perder se stessa e non acquistar nulla se non li figliuoli che le danno travaglio e l’imperio d’un’uomo, che la domini a sua voglia».
      «O quante - disse Leonora - farebbon meglio, inanzi che tuor marito, comprare un bel porco ogni carnevale, che starebbon grasse tutto l’anno, avendo chi le ungesse e non chi le pungesse del continuo».
      «Basta - disse Corinna - se pur non dessero la dote a i mariti e che essi dotassero le donne, se potria meglio tolerar la lor compagnia, benché essi siano quelli che ad ogni modo vi avrebbono tutti i vantaggi; poiché dando il poco acquistarebbono il molto, acquistando un tal tesoro, qual è la dolce conversazion ed amor sincero d’una cara moglie; che questo solo è dote che basta, poiché tanto vagliono da più di noi».


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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