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      Io mi son così abbatuto a questo proposito di andar in molte case de miei parenti ed amici, che stavano senza donne, che la lor casa pareva un ospitale, più lorda, più intricata, una cosa qua, l’altra là, che non casa di gentiluomo ma più tosto avea mostra d’una bottega di strazzarolo, come si suol dire».
      «O se gli uomini - disse Corinna - ci sentissero un poco a far questi ragionamenti, quanto direbbon mal di noi a mille doppi, poiché nel mal non patiscon d’esser venti, benché noi non facciamo male a dir il vero».
      «Farebbon forse - disse Lucrezia - qualche libro in nostro dispregio in risposta di queste nostre ragioni».
      «Oh - disse Cornelia - farebbon quello che hanno fatto mille volte, non sono stati a questo tempo a spettar noi no».
      «Cosa vecchia - aggiunse Leonora - non potiamo dir più di quel c’hanno detto se ben contra ogni verità».
      «Quanto a questo - rispose Corinna - potriano rinovar mille eritoni e chimere senza alcun fondamento, che non pagherebbe la spesa, né mi degnerei di leggerle, ma questa lor conosciuta ostinazione sarebbe lor più di vergogna che di onore e non saria da tenirne conto, conoscendo, che ’l tutto fanno per grande invidia che ci hanno, come ho detto, per la quale non ponno di buon cuore amarci».
      «Deh - disse allora Lucrezia - se sono questi uomini tali, quali tutt’oggi avete provato, da che dunque siamo disposte ad amarli? Qual è la cagion che ci fa loro donazion del cuore e schiave volontarie fin alla morte?». Al che volendo risponder Corinna, la Regina disse:


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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