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      Per la qual cosa Adriana con la figliuola destatasi e così l’altre donne nelle lor case essendo svegliate e vestitesi allegramente dopo fatte le lor solite orazioni, montarono in gondola ed alla destinata casa di Leonora, quasi in un tempo medesmo tutte si ritrovarono. Percioché dovendo elle godere l’amenità dell’apena veduto giardino, parve lor che quella la miglior fusse e la più commoda ora di tutto il resto del giorno. Ricevute dunque da Leonora con quell’amore e cortesia che sempre era usata, dissele la Regina:
      «Che vi par Leonora, come ben vi abbiamo attesa tutte la promessa di ieri, che avendovi detto di venir a desinar con voi, vi siamo quasi venute a dormire, che poco più per tempo che venivamo, penso che vi averemmo ancor trovata in letto».
      «Deh, che se foste venute - rispose Leonora - che mi avereste intorrotto uno strano insogno che facevo questa mattina, così in ver l’alba; che mi pareva (forse, perché iersera ne ragionammo) d’esser alle mani con questi uominacci e che facesse una gran ruina e fatto d’arme, tagliandone molti a pezzi e uccidendoli, di maniera che gli metteva tutti in fuga e in tal rumore, che con grande affanno svegliatami, essendo già il giorno chiaro trovai che tutta questa rimanotta era occorsa tra la mia gattesina ed alcuni valenti soriconi, o topi, come vogliamo dire, delli quali aveva ella fatto tal macello che tutta la mia camera era di sangue e morti ripiena; e così il mio insogno è rimaso ispianato». Risero le donne di sì fatta burla. E disse Verginia:


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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