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      «Questo è ben un gran secreto - disse Cornelia - ma non parlate voi alcuna cosa delle conche marine e pur ve ne sono di tante sorti».
      «Che volete, ch’io vi dica - ritolse Corinna - s’io volessi dir di tutto non finirei in breve, ma di queste che voi dite, ve ne è fra l’altro una chiamata pinna, la quale è ben cosa degna da esser intesa, che essendo per natura cieca ed inabile a procacciarsi il vitto, ha questo così maraviglioso accorgimento che pigliando amicizia con un gamberetto quello alloggia e ritien seco nella propria conca per servirsi di quello ne’ suoi bisogni, perché aprendosi ella quando le pare ed allettando i pesciolini con la lingua, che lor mostra fuori, ad entrar in casa sua, come il gambarello gli vede sotto coperta subito ne fa moto al compagno, il quale improvisamente serrando le porte della sua stanza e rinchiudendovi la preda, se la portano e godono essi da buoni compagni».
      «Bella astuzia certo - disse la Regina - perciò si vede quanto giovi aver buoni amici; che come abbiamo già detto, in quel che non possiamo noi, si servimo dell’opera loro».
      «Sì - rispose Leonora - ma sì fatto aiuto non averessimo noi già da gli uomini, che vorrebbono in tal caso aver per sé tutta la preda e poi mangiar ancor noi se potessero».
      «Vero è - rispose Corinna - ma a proposito di queste conchiglie, ve ne è un’altra in mare detta nautilo, o navigante, che adopra la sua conca o scorza per barchetta e d’una pelle che ella ha larga e sottile si fa vella e move le braccia in loco di remi, servendosi della coda per timone».


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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