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      «Io mi dava ben maraviglia - seguì Elena - che non intraste con qualche novella di mezo il vostro ragionamento, or seguite, se volete».
      «Piano a non corrocciarsi - disse ridendo Corinna - e pur vi bisogna aver pacienza di quel che si è detto e che si è per dire. Or queste acque de bagni, ch’io vi ragiono, sono de varia sorte ed in vari lochi sortiscono, perché ve ne sono di freddissime e di tepide, di calde e di bollenti, le quali mi ricordo aver vedute in queste montagne qui presso Padova e dicono, che quelle che riescono così ferventi, è per cagion del solfo, che in gran quantità vi regna. Così ve ne sono anco in diverse altre bande e sono ottime da dovero per infinite malatie, sì come ogni giorno se ne vede l’esperienza. Ma le fonti di tal qualità non si convertono in fiumi che si veggia, che se ben tutti i fiumi hanno fonte, ancor che gli scrittori pongono in dubbio il Nilo, tutte le fonti però non hanno fiume, ma per vie sotterranee si conducono al mare».
      «È vero - disse Leonora - di questo fiume Nilo, che fa correndo così gran strepito, che per molte miglia intorno assorda i vicini a modo che non vi ponno abitare?».
      «Signora sì - rispose Cornelia - così si legge».
      «E quel fiume detto Pattolo, credete voi - disse Lucrezia - quel che si dice, che abbia l’arene d’oro?».
      «Potria esser - rispose Corinna - ma io per me giamai nol vidi».
      «Oh voi sete una di quelle - disse Elena - che non credete mai nulla».
      «Basta non creder a gli uomini» disse Leonora.
      «Si può ancor loro credere alcuna cosa - rispose Corinna - ma niuna di quelle che ci dicono a noi.


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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