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      «Io non trovo il miglior rimedio - disse Lucrezia - per i vermi quanto l’aloe, che ne ho fatto tante volte la prova».
      «L’aloe - disse Corinna - è caldo e secco in secondo grado ed è succo d’un’erba così detta, la qual è di tre spezie, il miglior si chiama cicotrino e si conosce che è di color di zaffrano. L’aloe purga la colera e la flemma e la maninconia, conforta i nervi, giova a gli idropici ed oppilati; giova a chiarificar la vista con acqua rosata. L’aloe è molto amaro e di acutissimo odore, ma non mai più amaro dell’agarico».
      «Io - disse Lucrezia - ho udito dire gran cose di esso».
      «Si dà - ripigliò Corinna - per gravi infermità, ma principalmente purga la flemma e poi la maninconia e giova molto a i mali che sono infistoliti ed alli dolori illiaci; benché anco a questo vale molto il zaffrano, che è caldo e secco in primo grado e giova anco a confortar lo stomaco ed è cordiale ed odorifero».
      «Per confortar lo stomaco alla digestione - disse Lucrezia - io conosco una gentildonna che usa molto la noce moscata ed il macis che è la sua più sottil scorza e ne loda molto».
      «La noce moscata - aggiunse Corinna - giova molto alle donne gravide ed aiuta li stomachi deboli alla digestione, come anco il pevere, il zenzero, il cinnamomo, il cardamomo, il garofolo e sì fatti, che sono utili per le complessioni frigide; ma non son da usar molto per li colerici e sanguinei. Li tamarindi purgano la colera e mondificano il sangue. La scamonea ancor essa attrae la colera delle vene ed è medicina cordiale mista con sandali rossi».


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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