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      «Oh Dio - disse Leonora - non avete ancor trovato la medicina che io dico. Voi trovate tanti rimedi contra il mal sangue e la colera; e pur questi stomachi e questo sangue di questi uomini non si purga mai, che sempre sono infermi del cuor e del cervello; o almanco si trovasse una medicina per guarir noi dalla simplicità, dalla pietà e dall’amore che indegnamente portiamo a questi nostri amalati».
      «Non la scrive Galeno questa medicina, né altro auttore l’ha mai trovata - disse Corinna - o se l’ha trovata non la lasciò scritta, che non era il fatto suo, perché lupo non mangia di lupo, troppo conoscono il lor danno gli uomini, se noi non gli amassimo guai a loro».
      «Scrivono pur alcuni - disse Lucrezia - che vi son molti rimedi per guarir dell’amore, come la pelle fresca d’una pecora, la polvere ove sia rivoltata una mula, oltre la fonte ch’avemo detta di sopra; ed anco dar a bere del sangue della persona amata all’amante e molte altre cose, ma io credo che sian tutte novelle; che quando amor entra da buon senno nel cuore, penso che solo la morte sia il suo proprio cauterio e medicamento. Ma non parliamo di questo solo, ma di ogni sorte di benevolenza, perché noi siamo tanto, come si è detto, amorevoli».
      «Io trovo scritto - disse Corinna - a questo proposito, che se un uomo porterà al lato manco gli intestini dell’iena che, di certo, qualunque donna mirerà, infiammarà del suo amore stranamente. Or lasciamo andar queste favole. È medicina molto cordiale lo galangà e ’l calamo aromatico, sì come la liquirizia giova incredibilmente ad ogni indisposizion del petto ed il simile fanno le semenze di lino, ungendo di fuora via con butiro e tolta anco ne i cibi».


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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