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      «Il vino de pomi granati - disse Lucrezia - non lo lodate voi?».
      «Sì per quelli c’hanno la febre - rispose Corinna - parlando de gli acetosi, li qual frutti sono anco buoni a restringere, come li cottogni».
      «Li cottogni - disse Cornelia - non mi ponno gustare salvo cotti con l’uva».
      «Lasciamo andar questo - disse Corinna - son ben buoni a molte cose, che giovano a saldar le ferite ed è il suo olio contra lo sputo del sangue e contra il vomito ed ammorza la sete mirabilmente. Gli pomi domestici sono poi di più sorte, ma tutti sono umidi e ventosi e giovano cotti con zuccaro ad allargar il petto ed il siroppo di essi vale alla quartana».
      «Li peri mi piacciono assai - disse la Regina - e penso che siano più soavi. Sono, cotti, molto stomacali, ma crudi vogliono il vino dopo».
      «Li pruni - disse Elena - di che qualità sono essi? Perché ne ho mangiati tanti quest’anno fuori, ch’io non so se mi averanno fatto male o bene».
      «Sono - disse Corinna - freddi e umidi; alcuni sono negri, alcuni rossi; li negri son buoni per chi ha la febre, perché hanno virtù di rifrigerar e lenir, come li mirabolani».
      «Oh - disse Lucrezia - quelli son ben ottimi da dovero ed ho udito dire, fra li altri, che la sua polvere mista con polvere d’aloe vale a i capelli che cascano».
      «Giovano - disse Corinna - a purgar la flemma e la maninconia cotti con radici d’esula e siena».
      «Gli armelini ed i persichi - disse Verginia - mi son più grati che frutto che sia».
      «Son buoni - rispose Corinna - ma gli armelini presto si corrompono nel stomaco, gli persichi son cordiali e la sua scorza e midolla leva loro ogni nocumento.


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
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