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      Hanno il passivo del primo verbo, ma non l’attivo, che è proprio di noi; perché noi amamo ed essi sono amati; hanno le note delle lor colpe, ma son senza regola ne’ loro apetiti; de’ generi hanno il mascolino e l’incerto; dei casi l’accusativo è loro, perché sempre ci accusano. Il dativo, perché tallor anco ci percuoteno, l’ablativo perché sempre rimovono loro stessi ed ogni ben da noi. Ma all’incontro noi avemo il nominativo del nomarli con onore, il genitivo dell’esser tutte di loro e ’l vocativo del chiamarli sempre con amore».
      «Voi la portate per una via - disse la Regina - che essi non la intendono, come volete poi che ci amino, se sempre diremo mal di loro?».
      «Sapete perché? - aggiunse Leonora - perché:
     
      L’ossequio gli amici, e la verità partorisce odio.
     
      E poi in prima essi ci hanno offeso che noi si siamo lamentate, prima hanno detto mal di noi, che noi diciamo di loro».
      «Proviamo un poco ora noi a tacere - disse Elena - e forse muteranno stile».
      «Si è taciuto pur troppo - replicò ella - e più che si tace, essi fanno peggio, anzi per mover il giudice a dar giusta sentenza bisogna dir liberamente la verità e non tacer alcuna delle sue ragioni; che se per caso uno doverà aver dinari da tale che non si curi pagarlo ed egli si tace, colui che non ha discrezione, non lo satisferà mai, ma se parla, se dimanda, se si querela al giudice, ecco che pur tardi, o per tempo vien satisfatto».
      «Ma se ’l giudice dovesse egli dare - disse Cornelia - non so se vi desse la sentenza in favore, come vi pensate».


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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