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      «Voi errate - disse Cornelia - per rispondervi a quel che diceste prima, che non vi siano molte donne insieme belle e virtuose nel mondo, poiché solo in questa nostra città ve ne sono di tali ed in gran numero, che ben sono degno soggetto di più dotte rime».
      «Come - disse la Regina - ne conosco io molte e ve le nomarei a una a una, ma non ho in memoria tutti li nomi loro, salvo di alcune poche, di cui ho più pratica, come la clarissima signora Marina Pisana, degna consorte del clarissimo signor Tomaso Contarini, nobilissima coppia e meritevole d’ogni onorate lodi per le sue rare e virtuose qualità, il che è ben noto a ciascuno, le bellezze apparenti della qual signora vanno con le interne di paro e sono di tanta eccellenzia, che non è bastante umana lingua ad esprimerle».
      «Io la conosco - rispose Corinna - ed anco le due sue nobilissime sorelle di altretanta bellezza, grazia e virtù, che maggior non si potrebbe imaginare. La signora Cecilia degna consorte del clarissimo signor Nicolò Sanuto, gentil uomo di raro spirito e di suprema gentilezza e virtù dotato, ed ella notabile per la bellezza e rara onestà e cortesia nelle cui felicissime nozze fu fatto un sonetto da un gentil uomo oltra molte altre rime, il quale per esser mio conoscente me lo ha lasciato vedere». Tutte le donne allora pregarono Corinna, che se lo aveva in memoria lo recitasse loro ed ella doppo aver prima pensato alquanto, come cortese, così loro lo espose:
     
      Insolita beltà, ch’ascosa ogn’oraSi stette, qual tesor guardato e caro,


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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