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      «Così - disse Cornelia - la pittura sarebbe corpo della poesia e la poesia anima della pittura».
      «Tanto è - disse Corinna - ma lasciamo andar questo; egli è pur anco una gran virtù questa per la qual si conserva l’imagine viva alla memoria dei posteri doppo la morte delle persone».
      «Sì - disse la Regina - ma occorre che il pittore sia in tutta eccellenzia, che non faccia torto all’arte».
      «Chi avemo a nostri tempi - disse Cornelia - che sia degno di nominarsi per raro e famoso pittore?».
      «Ho udito - disse Lucrezia - nominar il signor Giacomo Tentoretto e una sua figliuola di stupendo valore».
      «Il signor Paolo Veronese - disse la Regina - fa miracoli in questa professione per quel ch’io ho veduto con gli occhi miei propri».
      «Allora - disse Elena - io confesso che la pittura è un’arte maravigliosa, ma parmi che la scoltura ancor sia molto da commendare e quasi più bella della pittura, come quella che ha il rilievo, che molto importa e perciò rapresenta più propriamente la qualità e forma d’una imagine, che non la pittura, la qual con tutto che per forza dell’ombre accenni il rilievo, tuttavia non si scorge così spiccato e così pronto come fa nella scoltura».
      «Voi non la intendete molto - disse Corinna - perché la pittura è d’assai maggior dignità in tutti i modi ed è numerata fra le arti liberali ed è di più nobile efficacia che la scoltura; percioché ancora che la scoltura abbia il rilievo che voi dite, la pittura non è senza, come avete confessato; e non vi parlo quanto al tatto, ma quanto alla vista, ed ha poscia di più la vivacità di colori per più nobile espressione e perfezione dell’opera».


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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