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      Spera, che debbian far l’usato effetto.
      Incurva l’arco e com’ho detto riedeA ferir, come suol, questo e quel petto,
      Ma non che penetrar possan nell’osseA pena i panni segnan le percosse.
     
      Da questo avvien, ch’al mondo or non si puoteNé vera fé, né vre’amor trovarsi.
      Né un vero par di fide alme divote,
      Che d’interno fervor possa vantarsi,
      Poi che Cupido in van fere e percuoteE sono i colpi suoi deboli e scarsi;
      Egli, che la cagion non può sapere,
      In van si duol, che manca il suo potere.
     
      Per questo cade ogni gentil costume,
      Ogni pregiato e generoso gesto.
      Un leggiadro pensier più non pressumeDi far suo nido in petto, che sia onesto.
      Le preclare virtù co ’l lor bel lumeEscon del mondo e ’l lascian cieco e mesto.
      Quelle al ciel si ritornano e in lor veceMoltiplicano i vizi a diece a diece.
     
      Però voi donne a questi, che sapete,
      Che vi chiamano ingrate, empie e crudeliGli occhi, gli orecchi e ’l cor sempre chiudete
      Poi che non son più gli uomini fedeli.
      Cercan di farvi cader nella reteE di voi si lamentano e dei cieli.
      E quando pur gli usate alcun favorePer tutta la città s’ode ’l romore.
     
      E poi che né virtù, né gentilezzaPuò del misero Amor scontare i danni,
      Né vostra grazia e natural bellezzaPuò crear ne’ lor petti altro, che inganni;
      Cingete il vostro cor d’aspra durezzaSì, che lor falsità mai non v’inganni,
      Che son del vero Amor le forze dome,
      E sol riman d’Amor nel mondo il nome.
     
      Per non far dunque error, sì ch'a pentireNon ve ne abbiate poi con danno e scorno
      Sdegnate il loro instabile servire,
      Né la pietà con voi faccia soggiorno.


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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