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      Ma che perciò? Alla colpa forse piccola, che ci meritò il suo rimprovero, noi ne aggiungeremmo una maggiore, se ci fermassimo sopra queste circostanze meschine.
      «Aveva fama di essere stato molto passionato e senza dubbio i suoi sentimenti, le sue inclinazioni e le sue avversioni si esprimevano con una forza, anzi con una vivacità, che, non mitigata, doveva necessariamente trasmodare e talvolta anche oltraggiare. E sovente egli offese o per impeto di collera o per asprezza di parole non solo uomini senza pudore, ma anche spiriti nobili ed amici». Queste parole furono scritte di Giorgio Niebuhr dopo la sua morte (Lebensnachrichten, III, 333), e potrebbero benissimo essere state scritte per Teodoro Mommsen. I due sommi storici ebbero comuni, insieme con la grandezza dell'ingegno e con l'oggetto dei loro studi, anche questi caratteri. Ma chi ricorda oggi, di fronte alla venerazione che circonda la memoria del suo nome, i piccoli difetti del Niebuhr? Così sarà fra breve di quelli del Mommsen. Di fronte a qualche sua parola meno benevola per le cose nostre presenti, o per la gente cui noi apparteniamo, sta l'opera di tutta la sua vita: oltre sessant'anni di lavoro assiduo intorno al paese nostro ed a ciò che noi abbiamo di più grande, la storia, la lingua, il diritto dei nostri antenati latini.
      Noi ci gloriamo di aver avuto Teodoro Mommsen come maestro e collaboratore di una storia che è nostra. La pura luce che s'irradia dalla sua nobile figura illumina il nostro intelletto di studiosi e la nostra coscienza di uomini.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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