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      Se il nostro compito si dovesse limitare unicamente a distrigare la farragine dei nomi dei popoli e la confusa pretesa delle tradizioni storiche, stabilita da poche attendibili notizie, raccolte da colti viaggiatori, quasi sempre prive di senso per la tradizione e per la storia, sarebbe impresa pressochè disperata. Ma per noi esiste ancora una sorgente della tradizione, la quale, benchè offra solo frammenti, li dà per lo meno autentici. Intendiamo parlare delle lingue indigene delle razze stabilite in Italia da tempo immemorabile.
      Le lingue, che si formarono con lo sviluppo d'un popolo, furono troppo profondamente plasmate dalla loro origine, perchè le successive culture potessero completamente annullarle. E se delle lingue italiche una ci è compiutamente sconosciuta, di molte altre si conservarono però sufficienti reliquie, per porgere alla investigazione storica argomento per stabilire la diversità o l'affinità delle razze e i rapporti fra i linguaggi ed i popoli.
      Così l'etimologia c'insegna a distinguere tre primitive schiatte italiche: la japigica, l'etrusca e quella che più propriamente vogliamo chiamare italica; la quale ultima si divide in due rami principali: l'idioma latino, e l'idioma al quale appartengono i dialetti degli Umbri, dei Marsi, dei Volsci e dei Sanniti.
      2 Japigi. Ben poco sappiamo della setta japigica. Nell'estrema parte sud-orientale d'Italia, nella penisola messapica o calabra, furono rinvenute molte iscrizioni in una lingua da gran tempo perduta2: reliquie secondo ogni apparenza dell'idioma degli Japigi, che anche la tradizione vuole assolutamente distinti dalle genti latine e sannitiche.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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