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      Quando il tuono rumoreggiava sui monti, i Greci vedevano Giove brandire la sua clava sull'Olimpo; quando il cielo di nuovo si rasserenava, essi fissavano i loro sguardi nei brillanti occhi di Atena, figlia di Giove, e le immagini, da essi create, finirono per vivere così potentemente nel loro spirito che ben presto non videro in esse se non esseri umani radianti dallo splendore della natura, e li modellarono liberamente secondo i precetti della bellezza.
      Diversa, ma non più debole, si manifestava l'intima religiosità della stirpe italiana, la quale teneva ferma l'idea e non permetteva che la forma la offuscasse.
      Il Greco, sacrificando, alza gli occhi al cielo, il Romano si copre il capo perchè la preghiera pel primo è contemplazione, per il secondo è pensiero. Il Romano adora nell'intera natura lo spirituale e l'universale; ad ogni essere, all'uomo come all'albero, allo stato come al magazzino, è concesso uno spirito che con essi nasce e con essi sparisce, la copia dell'oggetto fisico nella sfera spirituale; all'uomo il genio virile, alla donna la femminile Giunone, al confine il Termine, alla serva Silvano, all'anno volgentesi Vertumno e così via via a ciascuna cosa secondo la sua natura.
      In egual modo viene spiritualizzato nelle azioni ciascun momento dell'attività; così per esempio nella preghiera dell'agricoltore viene invocato lo spirito della messe, dell'arare, del solcare, del seminare, del coprire, dell'erpicare e così via via sino a quello di portare i covoni nel granaio, d'ammucchiarverli e di ventilare il grano.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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