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      Simili asili possono vedersi anche oggi sulle vette di parecchi monti della Svizzera orientale. Questi chiusi si chiamavano in Italia alture (capitolium, la vetta), o riparo (arx da arcere); non erano ancora una città, ma germi di città avvenire, giacchè le prime case si affollano a piè della rocca, e poi si circondano di fortificazioni (oppidum), o di cerchia (urbs, affine a urvus, curvus, orbis). La differenza esterna tra la rocca e la città è data dal numero delle porte, scarso nell'una, abbondante quanto più si poteva nell'altra: una sola nella rocca e almeno tre nell'altra.
      Questi stabilimenti sono la base delle costituzioni italiche che precedono la nascita delle città, e delle quali si trovano ancora tracce riconoscibili in quei paesi italiani, che tardi giunsero a concentrarsi in città, e di cui alcuni neppure oggi vi sono interamente riusciti, come ad esempio nel paese dei Marsi e nelle piccole terre degli Abruzzi. Nel territorio degli Equicoli, i quali fino ai tempi dei Cesari non vivevano in città, ma in numerosissimi borghi aperti, si vedono ancora moltissimi antichi spazi circondati da mura, che come città deserte, coi loro templi isolati, destarono lo stupore degli archeologi romani, come destano quello dei moderni, perchè i primi credevano di riconoscervi le abitazioni de' loro aborigeni, e i secondi quelle dei Pelasgi. Ci si avvicinerà certo più al vero, se in questi edifici non si vorranno vedere mura di città, ma asili comuni dei consorzi campagnoli, come se ne trovavano senza alcun dubbio per tutta Italia nei tempi più antichi, sebbene costruiti con minor arte di questi.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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