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      La lega aveva anche un tribunale federale, per risolvere le contestazioni dei distretti tra di loro; ma non consta che dalla lega si sia operata alcuna limitazione del potere sovrano di nessun comune, rispetto alla guerra e alla pace. E così non vi è nessun dubbio che con la costituzione della lega venne creata la possibilità di una guerra federale difensiva e persino offensiva, nel qual caso, come è naturale, non poteva farsi a meno di un generale federale, d'un duce. Ma non abbiamo alcuna prova per ritenere che in questo caso ogni comune fosse legalmente costretto a dare il proprio contributo di uomini, o che, d'altra parte, gli fosse impedito di intraprendere per proprio conto la guerra, foss'anche contro un membro della lega. Al contrario si trovano indizi che durante le feste latine – come in Grecia durante le feste federali elleniche – era considerata sacra in tutto il Lazio14 una tregua di Dio e che verosimilmente in questo periodo anche le tribù belligeranti s'accordavano reciprocamente un salvacondotto.
      Ancor meno chiaramente si può determinare l'estensione dei diritti assegnati al distretto dirigente; si può soltanto affermare che non v'è alcuna ragione nel vedere nel primato d'Alba una vera egemonia politica di quel comune su tutto il Lazio; e che anzi ogni cosa c'induce a credere più probabile e più verosimile che la scelta d'Alba, come comune convegno dei Latini, non avesse maggior importanza che l'onorifica presidenza elica in Grecia15. L'estensione e la forma di questa lega latina erano probabilmente poco solide e quindi variabili; nondimeno la federazione fin dal principio fu, e rimase sempre, non già un aggregato accidentale di diversi comuni di genti più o meno straniere le une alle altre, sibbene la vera e necessaria espressione della razza latina.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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