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      Per contro non v'č ombra d'indizio da cui possa argomentarsi che il senato dovesse essere convocato nč in occasione delle cause importanti, nč per eleggere i condottieri dell'esercito. Pare piuttosto che il re, sedendo egli stesso pro tribunali, ammettesse a suo fianco dei consiglieri od anche rimettesse alcune cause a luogotenenti perchč ne sentenziassero, e per tal modo chiamasse bensģ dal senato i suoi consulenti e delegati, ma sempre di libera scelta e senza convocare a quest'effetto l'intero corpo, o domandare ad esso alcuna potestą; e questo č il motivo per cui nella libera cittą di Roma non si č mai conosciuta una giurisdizione senatori.
      7 Il comune popolare. In quanto alla divisione della cittadinanza, essa era basata sull'antichissimo principio rituale che dieci famiglie formavano una gente (gens), dieci genti o cento casate una curia (curia, certo da curare coerare, ????????23, dieci curie o cento genti, o mille casate, la comunitą; ogni casa o famiglia fornisce un fante (indi mi-les, da milleva, o che «va in mille», come equ-es, che «va a cavallo») ogni consorzio gentilizio un cavaliere e un senatore. Nei comuni consorziati ogni curia si presenta naturalmente come una parte (tribus) dell'intero comune (tota in umbro o in osco) e il numero fondamentale si moltiplica per il numero delle parti. Questa divisione si riferiva, veramente, prima di tutto allo stato personale della cittadinanza, ma era pure applicata al territorio, in quanto esso era in generale diviso. Che non vi fossero soltanto territori di tribł, ma anche territori di curie, non si puņ mettere in dubbio, se fra i pochi nomi romani di curie, che sono pervenuti a nostra conoscenza insieme a nomi gentilizi, come ad esempio quello di Faucia, troviamo anche dei nomi topografici, come Veliensis; ciascuna di esse abbracciava, in quell'antichissimo tempo, un certo numero di territori delle famiglie, dei quali abbiamo gią parlato.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





Roma Faucia Veliensis