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      Sotto questo riguardo merita considerazione il comportamento di Roma verso Ostia. Non potevano nè volevano i Romani impedire che in quel luogo opportunissimo sorgesse una città, ma non si concesse ai coloni alcuna indipendenza politica e quindi neppure il diritto di cittadinanza; solo si conservò, a coloro che già lo possedevano, il comune diritto della cittadinanza romana41.
      Secondo questo spirito di gelosa unificazione fu decisa anche la sorte dei distretti più deboli, che per forza d'armi o per sottomissione piegavano verso un distretto più forte.
      La rocca del comune debellato veniva spianata, il suo territorio unito al territorio del vincitore, nel cui capoluogo si assegnava un posto agli Dei ed alle genti dei vinti. Certo non si deve credere che tutti gli abitanti del comune soggiogato venissero materialmente trasferiti nella nuova capitale, come si verifica spesso nella formazione delle città nell'oriente. I capoluoghi dei distretti latini potevano essere, a quei tempi, poco più che le rocche e i mercati settimanali dei contadini; e perciò, in generale, bastava la traslazione nel nuovo capoluogo del mercato e del tribunale. E non sempre se ne trasportavano i Sacrarii. Ad Alba e a Cenina, ad esempio, anche dopo la distruzione, sembra sia stata lasciata la sede del loro culto. Anche là, dove la forte posizione del luogo espugnato rendeva necessaria la traslazione della cittadinanza, per necessità agricola, si sarà concesso agli agricoltori di abitare su luoghi aperti nel loro territorio.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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