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      E la leggenda narra che gli Etruschi tolsero agli Umbri trecento città; e, ciò che più importa, nelle preghiere nazionali degli Igovini umbri, pervenute sino a noi, vediamo maledetti come nemici del paese, insieme con altre stirpi, principalmente gli Etruschi. Incalzati così dalle parti settentrionali, gli Umbri dovettero, forse per necessità, calare verso mezzodì, tenendosi in generale nella regione più aspra e centrale dei monti, perchè il piano era già occupato dalle stirpi latine, ma toccando senza dubbio e spesso occupando qualche lembo del territorio dei loro vicini, che erano dello stesso sangue e coi quali tanto più facilmente si mescolavano, inquantochè allora l'antitesi nella lingua e nei costumi fra questi due rami dello stesso stipite non poteva ancora essere tanto profondamente segnata, quanto la troviamo più tardi. A questo periodo si deve riferire quello che la tradizione narra dell'irruzione dei Reatini e dei Sabini nel Lazio, e delle loro guerre coi Romani; avvenimenti che, a quanto pare, devono essersi sovente ripetuti lungo tutta la costa occidentale.
      In generale i Sabini non si allontanavano dai monti – e montuoso era tanto il paese limitrofo al Lazio ch'essi occuparono, e che d'allora in poi fu chiamato col loro nome, quanto il paese dei Volsci – probabilmente perchè qui la popolazione latina difettava, oppure era meno densa, mentre dall'altro lato le pianure, meglio popolate, potevano opporre maggior resistenza. Nè per questo possiamo o vogliamo negare interamente che in Roma entrasse qualche consorzio gentilizio dei Sabini, come ad esempio quello dei Tizi e più tardi quello dei Claudi.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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