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      Dopo che il Tevere formò la frontiera dell'Etruria verso l'Umbria e il Lazio, alle agitazioni di una perpetua guerra di razze diverse, viventi sullo stesso suolo, dovettero sottentrare quelle pacifiche relazioni di vicinato, possibili tra due paesi limitrofi, e pare che da quel tempo non si sia più verificato alcun importante spostamento di confini, specialmente verso il Lazio. Per quanto i Romani riguardassero decisamente gli Etruschi come stranieri e come compatrioti i Latini, pare nondimeno ch'essi temessero molto meno i popoli della riva diritta del Tevere che non i loro affini di stirpe, come ad esempio i Gabini e quelli d'Alba. Ciò parrà naturale quando si pensi che da settentrione i Romani erano difesi non solo dal confine naturale di un grosso fiume, ma anche dalla circostanza, importante per lo sviluppo commerciale e politico della loro città, che nessuna delle grandi città etrusche si trovava nelle immediate vicinanze del fiume, come Roma sulla riva latina. I più vicini al Tevere erano i Veienti; e con essi infatti Roma ed il Lazio si trovavano più spesso in seri conflitti, principalmente pel possesso di Fidene, la quale posta sulla riva sinistra del Tevere, serviva ai Veienti quasi di testa di ponte, come sulla destra il Gianicolo ai Romani, e trovavasi ora nella mani dei Latini, ora in quelle degli Etruschi. Molto più pacifiche e amichevoli di quelle che allora si potessero sperare tra vicini, erano invece le relazioni di Roma con Cere, posta a qualche maggiore distanza.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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