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      Il mondo divino dei Romani nacque, come già dicemmo, dal riflesso di Roma, nella più alta e ideale sfera d'intuizione nella quale si rispecchiavano le piccole e le grandi cose con esattezza scrupolosa. Lo stato, la famiglia, ogni fenomeno della natura, ogni atto dell'interna attività spirituale, ogni individuo, ogni luogo, ogni oggetto, e persino ogni azione riconosciuta e sancita dalla legge, riapparivano quasi in luminoso riverbero nella teogonia romana; e come la natura delle cose terrene fluttua in un eterno andirivieni, così è mutabile e girevole anche il mondo degli dei. Il genio tutelare che presiede a una data azione, non dura più che l'azione stessa; lo spirito tutelare dell'uomo, appare e si dilegua colla nascita e colla morte dell'individuo; e a queste entità divine è data un'eterna durata solo perchè le azioni e gli esseri umani si riproducono incessantemente, e con essi anche le loro immagini superne. Come i numi romani avevano in tutela il comune romano, così ogni altro stato straniero era sotto la tutela delle proprie divinità; e per quanto fosse duro il cittadino romano verso il non cittadino, e la divinità romana verso la divinità straniera, concedendo la cittadinanza allo straniero, la si concedeva anche ai suoi dei, semprechè lo decretasse il comune. Così, quando i cittadini d'un comune conquistato si trasferivano a Roma, s'invitavano anche i numi di quel luogo a pigliar sede nella città; da ciò nacque la distinzione tra gli dei indigeni (indigetes), e gli dei «introdotti di novello» (novensides), come tra i cittadini si distinguevano quelli appartenenti alle vecchie e quelli appartenenti alle giovani famiglie.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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