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      Nella religione romana non vi è nessun segreto eccettuato il nome degli dei della città, dei Penati; e anche la natura di queste divinità era del resto palese a tutti. La teologia nazionale romana faceva ogni sforzo per intendere e ridurre a facile comprensione tutti i fenomeni e i loro caratteri; ordinarli secondo una propria terminologia, e classificarli schematicamente secondo la divisione di persone e di cose che era a base del diritto privato, affinchè ciascuno potesse da sè invocare con esattezza gli dei secondo la classe o la serie a cui appartengono, o indicarne (indigitare) la giusta invocazione alla moltitudine. Da questi concetti derivati dalla più ingenua semplicità, che sta tra il venerando e il ridicolo, nacque, in sostanza, la teologia romana. Alle più antiche e più sante divinità di Roma appartengono le astrazioni rappresentative della semente (saeturnus), del lavoro dei campi (ops), del suolo (tellus), del confine (terminus).
      La figura divina più speciale e propria dei Romani, anzi l'unica forse per cui fu inventata una statua nazionale italica, è il bifronte Giano; e nondimeno altro non v'è in quest'immagine che l'idea indicante la scrupolosa religiosità dei Romani, che prima di metter mano a qualsiasi azione dovevano, innanzi ad ogni altro dio, invocare «lo spirito dell'apertura» e nel tempo stesso il profondo sentimento, che prima di tutto era necessario procedere per ordine e per serie nell'idealismo divino dei Romani, mentre invece gli dei degli Elleni, strettamente personali, esistevano necessariamente ciascuno per sè medesimo78.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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