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      Erano essi pel diritto delle genti assolutamente ciò che erano i pontefici pel diritto divino, e avevano quindi anche, come questi, la facoltà non già di eseguire la giustizia, ma di indicarla.
      Ma per quanto questi consorzi fossero tenuti in gran conto e per quanto essi avessero vaste e importanti facoltà, non si dimenticava giammai, e meno ancora rispetto al collegio più ragguardevole e più altolocato, che essi non avevano da comandare, sibbene da esprimere il loro parere pratico; che non dovevano invocare direttamente la risposta degli dei, ma dovevano soltanto interpretare all'interrogante la risposta ricevuta. E così anche il sommo sacerdote non solo era di rango inferiore al re, ma neppure osava consigliar questo senza esserne richiesto. Al re tocca di fissare se e quando s'abbiano ad osservare gli uccelli; l'osservatore degli uccelli è solo presente e interpreta per lui, se è necessario, la favella dei messaggeri del cielo. Nè l'araldo, nè il pontefice possono immischiarsi nelle ragioni dello stato e nel diritto nazionale, a meno che gli intervenienti non ne li richiedano; e malgrado tutta la pietà, si tenne ferma con una inesorabile severità la massima che il sacerdote abbia a rimanere nello stato in una compiuta impotenza, e che, escluso da qualsiasi maniera di comando, abbia, come qualunque altro cittadino, da prestare obbedienza anche all'infimo degli officiali pubblici.
      9 Caratteri del culto. Il culto religioso dei Latini si fonda, in sostanza, sull'adattamento dell'uomo alle cose terrene, e in modo affatto secondario sul timore delle selvagge forze della natura; ond'è che questo culto consiste di preferenza in manifestazioni di gioia, cantare, suonare, ballare, giuocare, e più di tutto banchettare.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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