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      Non toccava alle autorità civili, ai privati cittadini e tanto meno al sacerdote che non aveva alcuna giurisdizione esecutiva, il mandare ad effetto la maledizione divina; quindi lo scomunicato, non cadeva in potere degli uomini ma in potere degli dei. Nondimeno si comprende come negli antichi tempi la viva fede del popolo, dalla quale pigliava forza la scomunica religiosa, avrà potuto esercitare una pressione anche su nature d'uomini leggere e malvage.
      Ma la scomunica non si limita a questo: soltanto il re era autorizzato a dare esecuzione alla scomunica e dopo aver accertato, secondo la sua coscienza, il fatto che aveva determinato l'anatema, aveva l'obbligo di offrire lo scomunicato quale vittima espiatoria alla divinità offesa (supplicium) e quindi di purificare il comune dal delitto dell'individuo. Se il re non riteneva il delitto molto grave poteva ordinare che invece del colpevole fosse immolato al nume un animale o ne fossero placate le ire con altri donativi. Così dunque, tutto il diritto penale è fondato sull'idea religiosa dell'espiazione.
      L'Ellade, sotto questo aspetto, andò assai più innanzi di Roma: essa fu debitrice alla sua religione non solo di tutto il suo svolgimento spirituale ma anche della sua unione nazionale per quanto le fu dato di conquistarla. Poichè tutto ciò che nella vita ellenica si ebbe di grande, e più ancora, tutto ciò che in essa si ebbe di comune e di nazionale s'incardina sugli oracoli e sulle solennità di Delfo e di Olimpia, e si raccoglie intorno alle muse, figlie della fede.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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