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      10 Culti stranieri. Tale era, e così operava la religione romana nel suo sviluppo puro, libero e schiettamente popolare. Nè al suo originale carattere nocque l'essere sin da antichissimi tempi venuti da paesi stranieri maestri di religione e tipi di culto, come l'aver accolto nella cittadinanza qualche straniero non snaturò l'elemento nazionale romana. Del resto non v'è dubbio, che da epoche vetustissime, Greci e Latini si scambiassero le divinità come le merci. Più notevole è l'introduzione di divinità di razze e di culti diversi. Già s'è detto del culto speciale sabino dei Tizii. È dubbio se anche dall'Etruria siano state introdotte immagini divine; poichè i Lasi, antica denominazione dei geni (da lascivus), e Minerva, la dea della memoria (mens, menervare), che si vogliono ritenere d'origine etrusca, devono anzi, per riscontri filologici, giudicarsi originarie del Lazio84. In ogni modo è certo e conforme a tutto ciò che sappiamo della civiltà che prima, e assai più estesamente di ogni altro culto straniero, il culto greco venne in grandissimo onore presso i Romani. Questo si deve soprattutto agli oracoli greci. La favella degli dei di Roma non andava oltre il sì e il no; o al massimo all'annunzio della loro volontà mediante «il gettar delle sorti», che è, pare, cosa di origine assolutamente italica85, mentre da tempi antichissimi i più loquaci dei della Grecia davano veri responsi. I Romani impararono di buon'ora a raccogliere un abbondante tesoro di siffatti consigli, e le copie dei fogli della Sibilla cumana, indovina sacerdotessa d'Apollo, erano perciò reputate un dono preziosissimo degli ospiti greci della Campania.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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