Pagina (254/327)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      A questa condizione delle ombre va strettamente unita la prima che accoglie persino il pensiero della redenzione, mediante la quale, dopo alcuni misteriosi sacrifici, la povera anima è ammessa tra gli dei superiori. È notevole che per popolare il loro inferno gli Etruschi togliessero di buon'ora dai Greci le più cupe immagini, e che per conseguenza la dottrina acherontica e Caronte abbiano una gran parte nella scienza etrusca. Ma l'interpretazione dei segni e dei miracoli occupa sopra ogni altra cosa la mente dell'Etrusco. Anche i Romani udivano nella natura la voce degli dei, ma il loro augure comprendeva solo i segni semplici, e sapeva in generale se ciò che era per succedere avesse a portar fortuna o disgrazia. I turbamenti nel corso della natura erano da lui considerati come funesti e suscitanti ostacoli alle opere; così, per esempio, durante il lampo e il tuono si scioglievano le adunanze popolari, e si procurava di sviarne il cattivo augurio, come per esempio si faceva coi parti mostruosi che venivano subito uccisi. Ma al di là del Tevere ciò non bastava. L'Etrusco, speculatore, leggeva nel baleno e nelle viscere delle vittime, all'uomo credulo, la sua sorte sino nei più minuti particolari; e quanto più era strana la favella degli dei, quanto più sorprendente il segno e il miracolo, con tanta maggior sicurezza egli indicava il senso della predizione e come si potesse prevenirne il maleficio. Così nacque la dottrina della folgore, l'aruspicina, la interpretazione dei miracoli, tutte cose, particolarmente la scienza delle folgori, immaginate dalle menti esaltate e smarrite nell'assurdo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





Etruschi Greci Caronte Etrusco Romani Tevere Etrusco