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      Un nano di figura infantile, coi capelli grigi, scoperto coll'aratro da un contadino presso Tarqueno, e chiamato Tage, fu il primo che svelò agli Etruschi la scienza delle folgori e subito dopo morì; si sarebbe indotti a credere che quell'abbozzo di fanciullo e nello stesso tempo di uomo decrepito, volesse schernire se stesso. I suoi scolari e successori insegnarono quali divinità solessero lanciare le folgori, come dalla parte del cielo e dal colore del lampo si potesse riconoscere la folgore di ogni dio, se la folgore indicasse uno stato duraturo o un semplice evento, se esso fosse già prestabilito irrevocalmente dal destino o se potesse essere rimosso sino a un certo limite; come si riuscisse a sotterrare il fulmine caduto e come si obbligasse a cadere quello che minacciava, ed altre simili arti miracolose, dirette tutte alla cupidigia della sportula. Quanto questa ciarlataneria contrastasse col carattere dei Romani lo dimostra la circostanza, che quando più tardi essa s'introdusse in Roma, non si tentò giammai di ammetterla nel culto cittadino; in quell'epoca bastavano ancora ai Romani gli oracoli indigeni dei Greci.
      La religione trusca è superiore alla romana in quanto essa ha sviluppato almeno un principio di quella speculazione avvolta in forme religiose, che mancò interamente ai Romani. Sul mondo, coi suoi dei, signoreggiano gli dei velati, i quali sono interrogati dallo stesso Giove etrusco; ma quel mondo è perituro, e come è sorto così si dissolverà dopo il corso d'un determinato spazio di tempo, i cui periodi sono i secoli.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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