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      Dopo che, coll'andar del tempo, una gran parte dei latifondi romani erano passati nelle mani di non cittadini e che per conseguenza i diritti ed i doveri dei cittadini non si fondavano più sulla proprietà, la costituzione riformata tolse di mezzo simile sproporzione ed i pericoli che vi erano insiti non per una volta soltanto, ma per tutti i tempi, classificando gli abitanti di Roma, senza alcun riguardo alla politica loro origine, in «possidenti» e in «procreatori di prole» e aggravando i possidenti di tutte le imposizioni pubbliche, alle quali per conseguenza dovevano rispondere i diritti politici. Tutta la politica guerriera e conquistatrice dei Romani era basata, come la costituzione, sulla proprietà; e allo stesso modo che nello stato non contava se non il proprietario, così lo scopo della guerra era quello di aumentarne il numero degli abitanti con domicilio e proprietà nel comune.
      Il comune conquistato, o costretto a scendere a patti, si vedeva o incorporato nel contado romano, o, quando non si arrivava a tale estremo, in luogo delle contribuzioni di guerra o tributi, veniva obbligato a cedere una terza parte del suo territorio che era convertito in tenute reali romane.
      Molti popoli hanno riportato vittorie e fatto conquiste come i Romani, ma nessuno al pari di essi ha saputo appropriarsi col sudore della fronte il suolo dei vinti e meritare per la seconda volta, con l'aratro, quello che la lancia aveva loro acquistato. Ciò che la guerra dà, la guerra può togliere: ma non così le conquiste fatte dall'agricoltore.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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