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      Se i Romani, malgrado le molte battaglie perdute, nel far la pace non cedettero quasi mai alcuna parte della terra romana, essi ne andarono debitori al tenace amore dei contadini per i loro campi e per le loro proprietà. La forza dell'uomo e quella dello stato stanno nel dominio della terra; la grandezza di Roma crebbe sulla base della più vasta e immediata signoria dei cittadini sul suolo e sulla serrata unità di codesta salda e radicata ruralità.
      2 Comunanza agraria. Abbiamo già detto come ne' primi tempi il terreno aratorio venisse lavorato in comune, probabilmente dai singoli consorzi gentilizi, come le rendite fossero divise tra le case appartenenti al consorzio, come la comunanza del territorio e il consorzio gentilizio fossero intimamente connessi, come anche più tardi si verificasse molto spesso in Roma la convivenza dei possidenti e l'amministrazione comune dei beni87. Persino la tradizione giuridica dei Romani serba memoria che dal principio la sostanza consisteva in bestiame e nell'usufrutto del suolo, e che il territorio fu solo più tardi suddiviso fra i cittadini in proprietà separate88.
      Miglior testimonianza ce ne fa l'antica formola usata per indicare gli averi come «stato di bestiame» o «stato degli schiavi e del bestiame» (pecunia, familia pecuniaque), e degli averi separati dei figli di casa e degli schiavi, come «pecorella» (peculium); inoltre la più antica forma dell'acquisto di proprietà colla «mancipazione» (mancipatio), ciò che poteva convenire solo per le cose mobili; e soprattutto la più antica misura del territorio proprio (heredium da herus in tedesco Herr, padrone) di due iugeri o giornate prussiane, spazio che non può corrispondere ad una tenuta rurale, ma appena ad un orto89. Non può ora dirsi con sicurezza quando e come si divise il suolo aratorio.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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