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      All'intelligente ed assiduo lavoro seguiva un dolce riposo, e qui pure la religione fece valere i suoi diritti temperando le fatiche della vita anche per l'infimo dei mortali con pause, ond'egli potesse rifar le forze e godere d'un pił libero movimento. Ogni ottavo giorno (nonae) s'apre il mercato settimanale (nundinae) e il contadino si reca in cittą per vendere, comperare e per altre sue bisogne. Ma non trova compiuto riposo dal lavoro se non nei veri giorni festivi e particolarmente nel mese delle ferie, dopo finita la seminagione invernale (feriae seminativae). Per comando degli dei, durante quest'epoca l'aratro si riposava, e non solo il contadino ma anche il servo ed il toro godevano dei dolci ozi festivi. In tal modo fu governato negli antichissimi tempi il podere rurale romano.
      Gli eredi non avevano altri mezzi per garantirsi contro una cattiva amministrazione se non il diritto di far porre sotto tutela, come un mentecatto, lo sventato dilapidatore dell'avita sostanza. Alle donne era inoltre tolto essenzialmente il diritto di disporre dei loro beni, e se si maritavano, affinchč il patrimonio si mantenesse unito nel casato, la legge si sforzava d'impedire che i beni stabili fossero sopraccaricati di debiti, e ordinava, ove si trattasse d'un debito ipotecario, il pronto passaggio della proprietą dello stabile ipotecato dal debitore al creditore; o in caso di semplici prestiti provvedeva colla severa e pronta procedura esecutiva; ma questo ultimo mezzo, come vedremo, non raggiungeva che imperfettissimamente lo scopo.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327