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      I liberi agricoltori che avevano avuto il fondo con preghiera (precarium), venuti o da famiglie contadine decadute, o da clienti o da liberti, costituivano la maggior parte del proletariato e non erano gran fatto più dipendenti dal proprietario del fondo, di quel che fosse, per forza di cose, il piccolo e temporaneo fittavolo dal grande possidente. I servi, che coltivavano la terra del padrone, erano senza dubbio meno numerosi che i liberi fittavoli. Pare che gli schiavi fossero da principio in numero assai limitato in tutti quei paesi nei quali non era sopravvenuto un popolo emigrante che avesse ridotta in ischiavitù l'intera popolazione primitiva; e perciò i liberi lavoratori, presso queste antiche genti, erano in tutt'altra condizione di quella, nella quale noi li troviamo più tardi. Anche in Grecia vediamo nei tempi antichi i mercenari (?????) in molti casi, invece degli schiavi che vennero poi; anzi in parecchi stati, come ad esempio presso i Locresi, non si riscontra la schiavitù se non dopo il principio dei tempi storici. V'è di più: il servo, ordinariamente, era di origine italica; il prigioniero di guerra volsco, sabino, etrusco si presentava al suo signore ben diversamente di quel che in tempi posteriori il Siro e il Celto. Egli aveva inoltre, come proprietario di qualche porzione di fondo, non di diritto ma di fatto, terre, bestiame, mogli e figli come il possidente, e dacchè fu introdotta l'emancipazione egli non vedeva lontana la possibilità di riscattarsi.
      Se tale era la condizione delle grandi possessioni fondiarie del più antico tempo, convien dire ch'esse non erano in nessun modo una piaga aperta della repubblica, ma che, al contrario le riuscirono di notevole vantaggio.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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