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      Considerata quindi la decorrenza essenzialmente eguale delle tre ultime settimane del mese non occorreva se non di proclamare di volta in volta la lunghezza della prima settimana; da simile proclamazione ebbe il primo giorno della prima settimana il nome di giorno delle grida (Kalendae). I primi giorni delle seconde e delle quarte settimane tutte da otto giorni – comprendendovi secondo il costume romano il giorno che finisce il periodo – furono chiamati none (novene) (nonae, nundinae), mentre il primo giorno della terza settimana conservò il vecchio nome di idus (forse giorno di divisione). La causa di questa forma singolare del nuovo calendario pare debba ricercarsi specialmente nella credenza della forza propizia dei numeri dispari103. Dove poi ha riscontro nell'antichissima forma dell'anno greco, apparisce nei punti di deviazione una innegabile influenza della dottrina di Pitagora, che di quei tempi era in gran voga nella bassa Italia e particolarmente nella mistica combinazione dei numeri. Avvenne quindi che questo calendario romano, per quanto paia sforzarsi di mantenersi in accordo tanto colle evoluzioni lunari quanto colle solari, nel fatto non concordava assolutamente colle fasi lunari, vantaggio raggiunto pienamente dal suo modello greco, e non poteva nemmeno seguire le stagioni solari se non con lo stesso artifizio che usavasi nel più antico calendario greco, col mezzo cioè di frequenti arbitrarie esclusioni, artificio, che avrà avuto un esito assai incompiuto, se vogliam credere, come a ragione deve credersi, che il calendario sia stato regolato e mantenuto con senno non maggiore di quello con cui era stato ordinato.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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