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      Il flauto indigeno fu tollerato, ma non si volle ammettere la lira; e se si permettevano le nazionali farse colle maschere, gli spettacoli stranieri della lotta venivano man mano giudicati non solo indifferenti, ma disonorevoli. Mentre le arti musicali in Grecia diventavano sempre più un bene comune della nazione, e che per esse fiorisce e si propaga una coltura generale, esse vanno cancellandosi sempre più dalla coscienza popolare dei Latini, scadono e si avviliscono sino a diventare umili professioni, e coll'eclissarsi di questa luce ideale si perde anche l'idea di comunicare alla gioventù una generale coltura nazionale. L'educazione dei giovani rimase perciò interamente ristretta nei limiti della più angusta vita domestica. Il figlio non si scostava dal padre e lo accompagnava non solo nei campi coll'aratro e colla roncola, ma ancora nella casa dell'amico e nell'aula delle udienze se il padre era invitato a pranzo o se doveva recarsi a consiglio.
      Questa educazione domestica era ben adatta a conservare l'uomo interamente per la casa e per lo stato; su questa continua comunanza di vita tra padre e figlio, e sulla reciproca soggezione dell'uomo che vien formandosi accanto all'uomo fatto, dell'uomo maturo accanto al giovanetto inesperto, si fondava la forza della tradizione domestica e politica, l'intrinsichezza dei legami di famiglia, e in generale l'austera gravità (gravitas) nonchè il carattere morale e dignitoso della vita dei Romani. Questa educazione della gioventù era anch'essa una di quelle ispirazioni di saviezza semplice e appena conscia di sè, ispirazioni ingenue e profonde nel tempo stesso; ma l'ammirazione ch'essa desta non deve farci dimenticare ch'essa non poteva essere e non fu praticata senza il sacrificio dello sviluppo colturale dell'individuo e senza perdere in tutto i seducenti non meno che pericolosi doni delle Muse.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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