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      Così, dove fra i cittadini primitivi aveva avuto luogo la piena eguaglianza di diritto, invece appena inaugurata la repubblica, fra i neo-cittadini, ossia gli antichi semplici dimoranti, si creò uno scisma, col dividersi delle casate ammesse in senato e privilegiate, dalla negletta moltitudine.
      Nondimeno la vera podestà comunale pervenne, in forza dell'ordinamento delle centurie, a quella classe, che, per la riforma dei rami della milizia e delle imposte compiuta da Servio, sosteneva principalmente le gravezze dello stato, cioè fra i domiciliati; e tra essi non già ai grossi possidenti nè ai giornalieri, ma alla classe media fra i coltivatori; ed anche in questa combinazione erano favoriti i cittadini primitivi, perchè essi, sebbene minori in numero, possedevano però tanti voti quanti ne avevano i neo cittadini.
      Mentre per tal modo fu messa la scure alle radici della cittadinanza primitiva ed alla sua nobiltà di schiatta e posta la prima pietra per le fondamenta della nuova cittadinanza, in quest'ultima venivano a raccogliersi le gravezze fondiarie e la preponderanza dei possessi e dell'anzianità, e già cominciavano a scorgervisi i principî d'una nuova nobiltà, fondata prima di tutto sulla effettiva considerazione delle famiglie. Nè in altro modo poteva manifestarsi più chiaramente il carattere conservatore della repubblica romana che in questo singolarissimo fatto, che la stessa rivoluzione repubblicana tracciò le prime linee per un nuovo ordine politico egualmente conservatore ed egualmente aristocratico.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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