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      2. Crescente potere dei capitalisti. La riduzione dei dazi nei porti di mare, benchè in generale debba essere stata una misura accetta al popolo, riuscì vantaggiosa particolarmente al grosso commercio. Ma assai più dovevano avvantaggiarsi i capitalisti del sistema di amministrazione indiretta, introdotto in molti rami del pubblico erario.
      È difficile dire quali siano i primi ed originari fondamenti di questo sistema; ma se anche lo si volesse far risalire al tempo dei re, è certo che, dopo l'instituzione del consolato, sia pel frequente succedersi dei magistrati, sia per la crescente estensione dell'attività finanziaria dell'erario, come ad esempio la compra e la vendita del sale e delle granaglie, esso doveva studiare vivamente l'interposta attività degli speculatori e gettare la base di quegli appalti pubblici, che nel procedere dei tempi, furono di sì grave conseguenza e di tanto danno alla repubblica romana. Lo stato abbandonò a poco a poco tutte le fonti della rendita pubblica e tutta la complicazione dei pagamenti e dei negozi comunali nelle mani dei mediatori, i quali versavano o ricevevano una determinata somma in conto e poscia agivano come per proprio interesse. Era naturale che a queste contrattazioni non potessero prendere parte che i capitalisti più importanti, e siccome lo stato doveva richiedere ampie garanzie reali, così potevano partecipare agli appalti soltanto i grossi possidenti di beni stabili; per cui si formò una classe di appaltatori di dazi e di fornitori che, arricchiti rapidamente, venivano acquistando una sempre maggiore prevalenza nello stato, cui avevano l'aria di servire, e nell'assurdo e sterile fondamento della loro supremazia, basata sul monopolio del danaro, essi possono ben paragonarsi ai nostri moderni speculatori di borsa.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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