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      Così pure rimane incerto se l'aumento del numero dei tribuni da due a quattro fosse stato stabilito da questa legge o anteriormente.
      13. Legge agraria di Spurio Cassio. Con maggior portata ed efficacia di tutte queste provvidenze di parte fu concertato il tentativo di Spurio Cassio per frenare l'onnipotenza economica dei ricchi e togliere in tal modo la vera sorgente del male. Costui era patrizio e nessuno lo superava nella sua classe nè per nobiltà nè per fama; dopo due trionfi, nel terzo consolato (268 = 486) egli fece la proposta di misurare i beni comunali e di appaltarli in parte in pro' del pubblico tesoro ed in parte di dividerli fra i cittadini poveri. Con siffatta proposta egli intendeva levare di mano al senato la facoltà di disporre dei dominî pubblici, e, facendo assegnamento sull'appoggio della borghesia, tentò di porre fine al turpe abuso delle usurpazioni.
      Certo dovette credere che i suoi pregi personali potessero far riconoscere la giustizia e la saggezza della proposta anche tra il fluttuare delle passioni e della viltà: ma s'ingannò. I nobili si sollevarono come un sol uomo, i plebei ricchi si misero dalla parte loro; il popolo minuto era malcontento perchè Spurio Cassio voleva, come l'imponevano i patti della lega e l'equità, che nella divisione avessero parte anche i federati latini. Cassio dovette morire. Vi ha del vero nell'accusa che egli volesse arrogarsi un potere sovrano, perchè di fatti egli prese a tutelare quasi come i re la libera plebe contro la casta a cui egli apparteneva.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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