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      Anche il popolo avrebbe volentieri diviso le proposte; che importava al popolo il consolato o l'ufficio dei conservatori degli oracoli? Ciò che ad esso importava era l'alleviamento del peso dei debiti e la liberazione del terreno comunale! Ma i notabili della plebe non erano popolari; essi riunirono tutte le proposte in un solo progetto di legge, che dopo lunghissimi contrasti durati, dicono, undici anni, venne finalmente votato dal senato l'anno 387 = 367.
      9. Annullamento politico del patriziato. Con l'elezione del primo console non patrizio, che cadde su uno dei promotori di questa riforma, Lucio Sestio Laterano, già tribuno del popolo, la nobiltà ereditaria cessò di fatto e di diritto di aver posto fra le politiche istituzioni di Roma.
      Se dopo l'adozione di queste leggi l'instancabile propugnatore del patriziato, Marco Furio Camillo, fondò ai piedi del Campidoglio, su un piano elevato che dominava l'antica piazza ove si adunavano i cittadini a comizio, un tempio dedicato alla Concordia, in cui spesso si raccoglieva il senato, è naturale credere che il fiero patrizio riconoscesse ormai nel fatto compiuto la fine d'una contesa che si era anche troppo prolungata. La consacrazione religiosa della nuova concordia del comune fu l'ultimo atto pubblico del vecchio guerriero e uomo di stato, e la nobile fine della sua gloriosa carriera. Egli non si era interamente ingannato; quelle fra le vecchie famiglie, che meglio intendevano i segni dei tempi, riguardavano come perduti i privilegi esclusivi del patriziato e si accontentavano ormai di dividere il potere coll'aristocrazia plebea.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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