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      La conservazione e l'accrescimento della classe media, particolarmente dei campagnuoli, era quindi per ogni patriota e per ogni statista romano non solo un fatto importante, ma senza confronto il più importante di tutti. I plebei che furono chiamati al governo andavano debitori, per una buona parte, dei nuovi loro diritti ai poveri proletari, e perciò erano sotto l'aspetto politico e morale particolarmente obbligati a prestar loro aiuto per quanto fosse possibile con provvedimenti governativi.
      11. Leggi sestio-licinie. Osserviamo prima di tutto se nella parte della legislazione del 387 = 367 si contenga un rimedio atto a sanare i mali sopra accennati. È evidente che la disposizione in favore dei liberi giornalieri non poteva bastare a togliere o restringere l'abuso degli schiavi adibiti nelle grandi fattorie e assicurare ai liberi proletari per lo meno una parte del lavoro: non può negarsi però che per giungere a questo intento non si poteva andare troppo innanzi colle leggi senza scuotere le fondamenta dell'ordine sociale di quei tempi, e senza portare un colpo che si sarebbe sentito oltre la sfera economica.
      Nella questione dei beni demaniali, invece, sarebbe stato possibile ai legislatori introdurre utili cambiamenti; ma ciò che si fece è evidente che non bastò.
      Il nuovo regolamento demaniale permetteva l'uso del pascolo comune con numerose greggi e l'occupazione di fondi pubblici non destinati al pascolo in una misura troppo lauta e nello stesso tempo abbandonava ai ricchi una considerevolissima e, potrebbe dirsi, sproporzionata parte della rendita demaniale dando coll'ultima disposizione una sanzione legale al possesso dei fondi pubblici - benchè per legge soggetti alla decima e revocabili a volontà - e così riconosceva e confermava tutto questo sistema di occupazioni.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376