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      Cosicchè, ad eccezione della saliera e della patena dei sagrifizi, in nessuna casa romana di quel tempo si vedeva vasellame d'argento. E ciò non era poco. Se ne vedono gli effetti nei meravigliosi successi che coronarono la politica estera dei Romani nei soli cento anni corsi dall'ultima guerra contro Veio sino alla guerra contro Pirro. Nel quale periodo la nobiltà aveva ceduto il passo alle classi agricole di modo che la morte di Fabio, di purissimo sangue patrizio, fu pianta da tutto il popolo senza distinzione: da patrizi e da plebei, non meno della morte del plebeo Decio; nè si vedeva la dignità consolare cadere come per diritto naturale nelle mani dei più ricchi fra i patrizi, e un povero agricoltore della Sabina, Manio Curio, dopo aver vinto Pirro in battaglia campale e cacciatolo d'Italia, non cessò per questo d'essere un semplice contadino e di coltivare egli stesso il suo campo per cavarne il pane.
      15. La formazione di una nuova aristocrazia. A proposito di questa magnifica eguaglianza repubblicana occorre notare che essa fu, più che altro, una eguaglianza di forme e quasi in tutto politica; e che sotto vi si trovava già un'aristocrazia sociale, che venne costituendosi in questi tempi, ma che fin dall'epoca antecedente preesisteva spiccatissima.
      Già da gran tempo le casate ricche e notabili, non aggregate al patriziato, si erano divise dal popolo, e, ammesse a partecipare dei diritti senatori, venivano accostandosi ai vecchi nobili, seguendo una politica diversa e spesso contraria di quella a cui era portata la plebe.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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