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      Ma nell'Italia settentrionale avvennero in quel tempo cose di assai maggior importanza. Una nuova gente dalle Alpi scendeva a valle: erano i Celti, e il loro primo impeto si abbattè sugli Etruschi.
      4. Caratteri dei Celti. La gente celtica, detta anche galata o gallica, sortì dalla madre comune doti diverse da quelle che ebbero le stirpi sorelle italiche, germaniche ed elleniche. Essa, benchè ricca di solidi pregi, e forse più brillanti che solidi, manca di quell'indole morale e di quel senso politico su cui si basa fermamente, nelle vicende della natura umana, tutto ciò che vi è di buono e di grande.
      Cicerone dice che il libero Celto considerava come vergognoso il coltivare la terra colle proprie braccia. I Celti preferivano la vita pastorale all'agricola, e persino negli ubertosi piani del Po coltivavano di preferenza l'industria dell'ingrassare maiali, nutrendosi delle carni delle loro greggi e vivendo con queste giorno e notte nei querceti.
      I Celti non sono affezionati alla propria terra al pari degli Italici e dei Germani; piace loro, invece, convivere in città e borgate, le quali crebbero in estensione e in importanza prima, a quanto pare, ne' paesi celtici che nella stessa Italia.
      La loro costituzione civile è imperfetta; non solo l'unità nazionale vi è appena abbozzata da un debole vincolo federativo, come in origine presso tutte le nazioni, ma anche in ciascuna comunità mancano lo spirito di concordia, di fermezza politica, di coesione civica e i desideri e i concetti che ne sono la conseguenza.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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