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      E qui si deve notare che le schiere dei Celti, stabilite nei piani lombardi, per quanto narra il cosiddetto Scilace, già avevano rinunziato alla vita guerresca, e vi avevano preso stabile dimora, e noteremo nello stesso tempo che non solo i Celti lombardi, ma i popoli delle Alpi, sin dove oggi è la Stiria, derivarono dagli Etruschi i primordi dei mestieri e delle arti e così pure l'alfabeto.
      10. La vera Etruria in pace e in decadenza. Limitatissimi rimasero quindi i confini degli Etruschi dopo la perdita fatta dei loro possessi nella Campania e di tutto il paese a settentrione dell'Appennino e a mezzodì della selva cimina; passati erano per sempre i tempi della loro grandezza e vani riuscivano gli sforzi per rialzarsi.
      In istrettissima relazione con questa esterna decadenza della nazione si trova il disfacimento interno di cui senza dubbio già da molto tempo esistevano i germi.
      Gli scrittori greci di quei tempi narrano largamente dello smisurato sfarzo della vita etrusca; poeti della bassa Italia, del quinto secolo della città, cantano il vino tirreno, e gli storiografi della medesima età, Timeo e Teopompo, fanno quadri dei costumi delle donne e della tavola degli Etruschi, che non la cedono per nulla alla più sfrenata depravazione bizantina e francese.
      Per quanto incredibili siano i particolari di questa narrazione, deve ammettersi però, come meritevole di fede, almeno ciò che vi si accenna rispetto agli abbominevoli spettacoli delle lotte dei gladiatori, che furono poscia il cancro di Roma e dell'ultima epoca antica; spettacoli che ebbero origine presso gli Etruschi.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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