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      2. Limitazione dell'uguaglianza. Queste disposizioni che, applicate a rigore, avrebbero annullato la sostanza dell'egemonia, non possono aver avuto in pratica che poca importanza, fors'anche sin dai primi tempi dei re; nell'epoca della repubblica poi, esse devono aver subìto un cambiamento anche nella forma, sempre più sfavorevole per la confederazione in modo che l'egemonia di Roma si afferma maggiormente.
      La federazione, non può dubitarsene, perdette prima d'ogni altro il diritto di far la guerra e di conchiudere trattati con stati esteri(19). Questi diritti sovrani rimasero per sempre a Roma. Gli ufficiali superiori dell'esercito federale furono da quel tempo in poi scelti dal supremo capitano romano e scelti, se non esclusivamente, di preferenza tra i cittadini romani(20). Per contro non si poteva pretendere, nè prima nè poi, da tutta insieme la confederazione latina, un più numeroso contingente di quello fornito da Roma, e così il supremo capitano romano era tenuto ad evitare che si sparpagliassero i contingenti latini, e che il contingente di ogni stato della federazione formasse unito una particolare divisione dell'esercito comandata dal duce nominato dal rispettivo comune(21).
      Il diritto della confederazione latina, di dividere in parti eguali il bottino mobile e le terre conquistate, fu conservato nelle sue forme; nondimeno i principali vantaggi delle guerre pervenivano, senza dubbio, fin dai primi tempi allo stato dirigente. E persino nella fondazione delle piazze forti federali, o delle cosiddette colonie latine, si prendevano d'ordinario in buon numero coloni romani e spesso soltanto romani: i quali, quand'anche per la loro nuova posizione, perdendo la primitiva cittadinanza, diventassero membri d'un comune federale, conservavano però nel paese di nuova creazione una viva e reverente predilezione per la città madre, fatto che, evidentemente, minacciava sempre più l'eguaglianza federativa.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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