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      D'allora in poi la confederazione latina rimase inalterabile, limitata nei quarantasette luoghi di cui si componeva, trenta dei quali avevano suffragio; i comuni latini istituiti più tardi, come Satrium, Nepete, Anzio, Cales, Terracina non sono entrati nella confederazione, nè i comuni latini spogliati più tardi dell'autonomia, come Tusculum e Satricum, furono cancellati dalla lista.
      Con questa serrata della lega si connette anche la determinazione geografica della estensione del Lazio. Fintanto che la confederazione latina era ancora aperta si era allargato anche il confine del Lazio con la fondazione di nuove città federali; come le più giovani colonie latine non prendevano alcuna parte alla festa d'Alba, esse non erano considerate nemmeno geograficamente come parte del Lazio, perciò continuarono bensì Ardea e Circei a dirsi città latine, non così Sutrium e Terracina.
      Ma i luoghi dotati del diritto latino dopo il 370 = 384 non solo non erano ammessi a far parte della comunanza federale, ma erano anche tenuti divisi gli uni dagli altri per rapporto al diritto privato, in quanto che ad ognuno era bensì permessa la comunanza di commercio, e probabilmente anche di matrimonio (commercium et connubium) col comune di Roma, ma non cogli altri comuni latini, così ad esempio, il cittadino di Sutrium poteva possedere un campo in Roma, ma non in Preneste; e poteva generare figli legittimi con una romana, ma non con una tiburtina(27).
      7. Alleanze. Se poi sino a questi tempi era stata concessa sufficiente libertà entro la confederazione e, ad esempio, s'era potuta formare una lega separata degli antichi sei comuni latini Aricia, Tusculum, Tibur, Lanuvium, Cora e Laurentum, e dei due recenti Ardea e Suessa Pomezia al fine di raggrupparsi intorno al sacro luogo della Diana aricina, non si trova però nei tempi successivi, e certo non può essere effetto del caso, alcun altro esempio di simili leghe speciali che avrebbero potuto indebolire la egemonia romana.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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