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      I Greci della bassa Italia si sforzavano di difendersi dall'invasione dei barbari; la lega delle città achee fu ricostituita nel 361 = 393, e fu stabilito che, quando una delle città federali fosse assalita dai Lucani, tutte dovessero mettere in campo i loro eserciti, e che i condottieri di quelle che non inviassero il contingente, fossero messi a morte.
      Se non che la stessa unione della Magna Grecia a nulla più serviva quando il signore di Siracusa, Dionigi il vecchio, fece causa comune con gli Italici contro i propri compatrioti.
      Mentre Dionigi toglieva al naviglio della Magna Grecia la signoria dei mari italici, gli Italici occupavano e distruggevano una dopo l'altra le città greche, e non pare credibile quanto breve spazio di tempo occorse per devastare e spopolare quella fiorente accolta di città. Solo a pochi luoghi greci venne fatto, come ad esempio a Napoli, di conservare con gran fatica, e piuttosto col mezzo di trattati che per forza d'armi, se non altro la loro esistenza e la loro nazionalità. Del tutto indipendente e potente si serbò la sola Taranto, in grazia della sua posizione geografica, più segregata, e della sua prontezza a combattere, mantenuta viva per interminabili pugne coi Messapi, quantunque anch'essa fosse continuamente costretta a guerreggiare coi Lucani per la propria esistenza ed a cercare alleati e mercenari nella madre patria.
      Al tempo in cui Veio ed il paese pontino caddero sotto la signoria romana, le schiere sannitiche avevano già occupato tutta la bassa Italia, eccettuate poche colonie greche che vivevano isolate ed il litorale pugliese-messapico.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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