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      Qui i Sanniti s'erano posti in imboscata. I Romani, che s'erano inoltrati senza incontrare ostacoli nella valle, trovarono sbarrato con una trincea di alberi abbattuti e saldamente difeso il capo della valle dal quale dovevano uscire. Tornando indietro si accorsero che l'ingresso era sbarrato nello stesso modo e videro ad un tempo le creste dei monti coronarsi di coorti sannitiche.
      Troppo tardi compresero i Romani di essersi lasciati trarre in errore da uno strattagemma e che i Sanniti non li aspettavano già presso Luceria, sibbene nelle fatali strette di Caudio. Si combattè, ma senza speranza di successo e senza scopo; l'esercito romano era nell'assoluta impossibilità di ordinarsi e difendersi e fu vinto compiutamente senza combattere.
      Solo goffi retoricanti poterono immaginare che il capitano dei Sanniti fosse in dubbio di scegliere tra il rimandare sano e salvo l'esercito romano e lo sterminarlo; egli non poteva far nulla di meglio che accettare l'offerta capitolazione e far prigioniero l'esercito romano, nel quale erano riunite tutte le forze attive della repubblica con i due duci supremi.
      A Gavio Ponzio si apriva la via alla Campania ed al Lazio, e nelle condizioni di allora, in cui i Volsci e gli Ernici e la massima parte dei Latini l'avrebbero accolto a braccia aperte, avrebbe messo in gravissimo pericolo Roma.
      Ma invece di prendere questo partito e di stipulare una convenzione militare, Gavio Ponzio pensò di poter metter fine ad ogni contesa con un buon trattato di pace, sia che egli dividesse la dissennata smania dei confederati per la pace, onde l'anno prima fu vittima Brutulo Papio, sia che non fosse più in grado di resistere al partito che ogni giorno più avversava la guerra, il che gli mandò a male una vittoria che non aveva avuto l'eguale.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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