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      Un esercito romano restò nella capitale come riserva. Un secondo esercito, capitanato dal console Tiberio Coruncanio, entrò nell'Etruria e tenne in rispetto Vulci e Volsinii.
      Il contingente principale era naturalmente destinato alla bassa Italia; se ne sollecitava quanto era possibile la partenza per affrontare il re Pirro prima ch'egli si fosse mosso da Taranto e impedire che i Sanniti e gli altri popoli dell'Italia meridionale, armati contro Roma, potessero congiungersi coll'esercito regio. Le guarnigioni romane, di stanza nelle città greche dell'Italia meridionale, dovevano intanto tentare di ritardare l'avanzata di Pirro.
      Frattanto la ribellione delle truppe di stanza in Reggio - 800 Campani e 400 Sidicini comandati da un Decio, campano anch'esso - sottrasse ai Romani quell'importante città, senza però darla in possesso al re. Giacchè, sebbene non si potesse dubitare che l'odio nazionale dei Campani contro i Romani avesse avuto parte in questa sommossa, Pirro, venuto d'oltre mare per soccorrere e proteggere gli Elleni, non poteva accogliere nella lega quei predoni, che avevano fatto strage dei loro ospiti reggini nelle proprie case; ond'è che i disertori di Reggio strinsero accordi coi loro soci di casta e di misfatti, coi Mamertini, Campani anch'essi e mercenari d'Agatocle, i quali si erano nello stesso modo impossessati di Messana sulla opposta sponda della Sicilia e mettevano per proprio conto a ferro e a sacco le città greche vicine: Crotone, ove i Mamertini sterminarono la guarnigione romana, e Caulonia, che essi distrussero.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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