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      Dopo la partenza di Pirro i Romani ebbero mano libera in Italia, ove nessuno osava loro resistere in campo aperto, e i loro avversari da per tutto si asserragliavano entro le mura o riparavano ai monti e alle foreste.
      Pure la lotta non volse al termine così presto come si sperava, sia per la natura di queste guerre di montagna e di assedi, sia per le terribili perdite dei Romani, come lo prova il censimento dal 473 = 281 al 479 = 275, che registra una diminuzione di 17.000 cittadini.
      Nell'anno 476 = 278 riuscì al console Gaio Fabricio di indurre la ragguardevole colonia tarentina di Eraclea ad una pace separata, che le fu concessa a favorevolissime condizioni.
      Durante la campagna del 477 = 277 si andò guerreggiando nel Sannio, dove una volta i Romani assalendo, alla spensierata, delle alture trincerate ebbero a soffrire gravi perdite. La guerra si portò quindi nell'Italia meridionale, ove furono battuti i Lucani e i Brettii.
      Milone invece, partendo da Taranto, riuscì a prevenire i Romani in un tentativo di prendere Crotone di sorpresa, e gli Epiroti fecero anche una sortita fortunata contro l'esercito assediante. Ma alla fine il console, con uno strattagemma, riuscì ad allontanare il presidio da Crotone e occupare la città rimasta senza difesa (477 = 277).
      Di maggiore importanza fu il fatto dei Locresi, i quali avevano, l'anno innanzi, consegnato al re la guarnigione romana, e ora, espiando tradimento con tradimento, trucidarono gli Epiroti, per cui tutta la costa meridionale, ad eccezione di Reggio e di Taranto, venne in potere dei Romani.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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