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      La fortuna delle battaglie, fu, veramente, come sempre, favorevole all'Aquilotto; ma era chiaro, ormai, che gli isolani avevano preso in odio il loro liberatore, ed era facile prevedere quello che avrebbe potuto e dovuto avvenire quando il re si assentasse dalla Sicilia.
      13. Pirro riparte per l'Italia. A questo primo ed essenzialissimo errore, Pirro ne aggiunse un altro: andò colla flotta a Taranto invece di andare a Lilibeo. Con gli umori che allora correvano in Sicilia, era troppo evidente la necessità di sradicare completamente dall'isola i Cartaginesi e togliere così ai malcontenti l'ultimo aiuto prima di distrarre le sue forze nell'impresa d'Italia, dove non v'era alcun pericolo imminente; poichè Taranto era abbastanza sicura e non si doveva far troppo assegnamento sugli altri confederati, che già erano stati lasciati in abbandono.
      Non è difficile però comprendere come l'indole soldatesca di Pirro lo traesse a cancellare, con una brillante riapparizione, la partenza poco onorevole dell'anno 476 = 278 e come il suo cuore sanguinasse quando gli giunsero i lamenti dei Lucani e dei Sanniti.
      Ma imprese come quelle immaginate da Pirro, possono essere portate a compimento soltanto da nature ferree, capaci di resistere al sentimento della compassione e persino a quello dell'onore, e tale non era la natura di Pirro.
      L'infausto imbarco avvenne sulla fine dell'anno 478 = 276. Per via la nuova flotta siracusana ebbe a sostenere un formidabile combattimento con quella cartaginese, e vi perdette un gran numero di navi.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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